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Una lettera ha sempre bisogno di un destinatario e allora Lettera per Oriella. Ma anche Grazia e a tutte le altre colleghe e colleghi che non conosco, ma che stanno affrontando la tua stessa condizione: casa allagata.
Ci sono momenti nei quali le parole sono inutili, anemiche, vuote. Questa è una di quelle volte.
E allora può essere salutare il Fare che evita di farci sentire lontani e indifferenti.
Ti chiedo cosa possiamo fare, se oltre alle raccolte fondi, servono vestiti, giocattoli, libri o altri oggetti per recuperare la normalità.
Perché Bagnacavallo è anche la mia casa.
Chi non ha mai visto una delle originali mostre del complesso della Capuccine o alla Bottega Matteotti tra musica e vetrine, chi non è venuto per la dolce crema del patrono, chi non è tornato bambino con le estive lucciole del Podere Pantaleone, ha comprato biglietti per uno spettacolo al Teatro Goldoni e magari prima ha fatto sosta all'osteria.
Si dice che fosse di Bagnacavallo il Burson che Monsignor Tonini concedeva alla sua abituale cena fatta di acqua e mezzo pacchetto di cracker, quando Enzo Biagi veniva a trovarlo in Romagna per barattare sacro e profano sulla tavola.
Come non ricordare le battute di Leo Longanesi che si possono tutt'ora scorrere sulle panchine nel Giardino dei Semplici. Una per tutte: "Quando suona il campanello della loro coscienza, fingono di non essere in casa."
E come non evocare la lingua neolatrina di Ivano Marescotti che ha anticipato la ripetizione virale degli SMS da un attimino” a “piuttosto che”, da “mi fa morire” a “non me ne può fregare di meno”, da “lato B” a “tirarsela”.
Ti starai chiedendo perchè ho scritto a tutti noi, insieme a te?
Perchè, come direbbe il nostro Mario, siamo universo, ognuno dentro di sè e nessuno completo in sé stesso da solo. Ognuno di noi è parte del Tutto. E perchè confido che verranno idee e possibilità che io, da sola, appunto, non vedo.
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