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Chi vive con un gatto sa benissimo quanto variopinta e affascinante possa essere la vita vissuta accanto a loro. Qui troverai articoli sui gatti, curiosità, cure, consigli, alimentazione, e tanto altro su nostri piccoli amici ...

Il gatto tra mito e storia

Articolo fornito per gentile concessione del dottor Franco Farinelli - medico veterinario Centro veterinario fioranese; autore del blog Petmania

Fin dai tempi più remoti si è riconosciuto agli animali, e al gatto in particolare, uno spirito, un'anima che può avere valenza positiva o negativa. Il gatto era adorato in Egitto, e considerato intoccabile in India, in quanto sacro alla dea Sasti.

Già gli Etruschi, i Romani ed i Greci lo apprezzavano per la sua dote di abile cacciatore di topi. Il gatto ha sempre simboleggiato i valori di libertà, indipendenza e autonomia per la sua totale mancanza di sottomissione all'uomo. In generale, prima della caccia alle streghe nel Medioevo, il gatto era utilizzato e benvoluto da tutti i popoli. La gatta, poi, è sempre stata presa in varie culture come simbolo di sessualità e fertilità; non è difficile quindi, capire il perché sia stata associata fin dall'antichità alle dee della fertilità e dell'amore: in Egitto come raffigurazione della dea Bastet o della dea Iside, in Grecia come Artemide e presso i Romani come Diana.

Si pensava che i gatti avessero poteri taumaturgici, e, infatti, la dea Iside era dotata di poteri di guarigione e di rigenerazione (un gatto ridiede addirittura la vita al marito Osiride).

Ancora oggi, in Giappone si ritiene che la miglior cura contro i crampi addominali sia porre un gatto sulla pancia! In Scozia si crede che i gatti possano guarire dalla cecità.

Ma Iside era anche la dea della luna, della notte e del cielo stellato, e il gatto, per le sue pupille che variano ricordando le fasi lunari, venne spesso associato al nostro satellite.

Nella mitologia nordica Freya, la dea del sole, dell'amore, della fertilità, viaggiava su un carro di fuoco trainato da due gatti. I contadini per avere la benedizione di Freya mettevano per i gatti randagi ciotole con del latte. Era anche la dea degli innamorati: Freya era la compagna di Odino. Friday (venerdì) è il giorno di Freya ed era il giorno più propizio per i matrimoni. La presenza dei gatti alle nozze era considerata di buon auspicio.

Anche nella cultura indiana gli animali sono associati a delle divinità; gli dei si trasformano in animali o hanno parti del corpo di animali (la testa) oppure utilizzano gli animali sacri come mezzi di trasporto.

La Grande Dea o Madre Divina, Bhavati Kali sposa di Shiva, o Sasthi, viene rappresentata con in braccio il figlio Krisna e per mano un altro bimbo e i suoi piedi posano su un gatto, in atteggiamento docile e domestico. La dea dona felicità e fecondità agli uomini e ne protegge i figli.

Dal VI secolo il gatto fu introdotto in Giappone, dove divenne abitudine tenere due gatti in ogni tempio per proteggere le derrate alimentari e i manoscritti dai topi. Secondo una leggenda, L'imperatore Idi-Jo, amante dei gatti, ordinò ai cortigiani di vezzeggiare e curare questi animali come se fossero personalità regali. In Arabia, i gatti sono sacri fin dal VI° secolo, in quanto sappiamo che Maometto amava i gatti.

Nell'Islam il gatto era considerato un'anima pura e, a differenza del cane, aveva libero accesso alle moschee, perché era ritenuto incontaminato in quanto uccideva i topi. Il suo modo di lavarsi era visto come una sorta di lavaggio rituale e quindi la sua presenza non poteva essere fonte di impurità per i fedeli intenti a pregare. Oggi, nella cultura islamica, tenere in casa un gatto è considerato meritorio e soccorrere un gatto bisognoso è un gesto apprezzato da Allah. Invece, far soffrire un gatto può portare all'inferno.

Gli antichi egizi furono i primi che diedero ai gatti (in particolare a quelli di colore nero) il ruolo di porta fortuna. Essi, infatti, sperimentarono che le famiglie che tenevano gatti in casa disponevano di una maggiore quantità di cibo, contraevano meno malattie e sopportavano meno decessi rispetto alle famiglie senza gatto.

Il modo accurato di pulirsi del gatto era ben visto dagli Egizi e la sua abilità nell'uccidere topi, ratti, scorpioni e serpenti era considerato un autentico colpo di fortuna.

Un altro vantaggio del tenere in casa un gatto era che non si cibava di cereali che, invece, era la dieta pressoché esclusiva degli Egizi.

Soprattutto nel folclore del Galles e della Cornovaglia ci sono leggende e proverbi sui gatti, e sui gatti neri in particolare, visti in senso positivo. I gatti però, erano considerati propiziatori di fortuna se venivano, purtroppo, sacrificati. L'origine di questi miti è celtica e il sacrificio serviva per avere un buon raccolto (i gatti simboli di fertilità).

In Spagna, Francia e Inghilterra durante il Medioevo venivano murati dei gatti nelle pareti delle case o nei pavimenti, come portafortuna. In Turchia si ritiene che il "gatto dei desideri", quello cioè capace di realizzare i desideri che gli vengono espressi, esista davvero.

La leggenda dice che per veder esaudito un proprio desiderio si debba trovare un tale gatto e farlo accoccolare in grembo; quindi bisogna sussurrargli all'orecchio il desiderio e poi offrirgli molte leccornie e coccole. A questo punto, se il gatto avrà dimostrato di gradire le nostre offerte il desiderio si realizzerà.

Troviamo nella Francia meridionale e anche in Inghilterra la leggenda del Matagot (Il gatto nero porta fortuna). Questi è uno spirito che prende la forma di un gatto randagio di colore nero e che vaga in cerca di padrone. Questo gatto può portare tanta fortuna ma bisogna trattarlo molto bene, offrirgli del pollo arrosto e poi farlo entrare in casa. Se il Matagot riceve il primo boccone di cibo proveniente dalla stesso piatto del padrone ad ogni pasto, farà apparire delle monete d'oro ogni mattina.

Nel Galles ottocentesco, si pensava che i gatti fossero dotati di poteri magici e quindi il trattarli bene avrebbero garantito molti privilegi. Non possedere un gatto era considerato fonte di sfortuna. Sembra che l'origine del mito del gatto portafortuna sia legato alla sua capacità di sopravvivenza e quindi anche alle sue famose sette o nove vite.

Naturalmente fare del male a un gatto non porta fortuna. Un tempo in Calabria, si diceva che chi uccideva un gatto sarebbe stato costretto a vagare per il mondo per sette lunghi anni. Analogamente in Sicilia si dice che chi uccide un gatto subirà sventure per sette anni.

Il colore nero ha una duplice valenza. E' visto nella mentalità occidentale in maniera sostanzialmente negativa in quanto legato al buio delle tenebre, alla morte, all'ignoto. In altre culture, invece, il nero ha valenze positive. Il colore nero era sacro a Iside, dea della buona sorte e della fortuna, che portava appunto un mantello nero, ed è pertanto probabile che il gatto di quel colore fosse visto come una sua divina incarnazione. Il nero è anche il colore del limo (il fertile fango che il Nilo depositava sulla terra durante le sue periodiche alluvioni), e quindi diventava simbolo di rinascita e rigenerazione. Il nero era collegato alla morte anche per gli egiziani ma in senso positivo: infatti, era il colore dell'aldilà, dove il defunto subiva le prove e le trasformazioni che gli avrebbero conferito la vita eterna.

Osiride, il signore dell'Oltretomba, era chiamato anche "il Nero".

Il nero, secondo miti celtici, è il colore usato dalle streghe per la sua capacità di ostacolare e annullare il maligno e di assorbire e neutralizzare le energie negative. Occorre fare poi una distinzione fra il nero opaco che è associato spesso a sensazioni negative (ad esempio il colore del lutto è opaco) e il nero lucido.

Quest'ultimo ci trasmette sensazioni positive: è brillante, elegante, sensuale. Possiamo sicuramente affermare che il gatto nero appartiene a quest'ultima categoria, infatti, se in buona salute, ha un pelo lucidissimo che riflette la luce.

Il Galles e la Cornovaglia in Gran Bretagna sono le zone in cui il gatto di colore nero è particolarmente amato. Il gatto nero è considerato fonte di fortuna in generale ed è anche di buon auspicio per i matrimoni. In Irlanda, patria di tantissime leggende, il gatto nero è associato alla magia e al ceppo di Natale. Questo legno proveniva dall'albero sacro di tasso ed era molto più che un mezzo per scaldarsi le ossa: evocava le dee che un tempo regnavano nel bosco magico, insieme al gatto nero, loro benevolo parente. I medici della foresta e gli erboristi conoscevano le proprietà magiche del legno, che usavano per risanare coloro che la medicina ufficiale non riusciva a guarire. Nell'antica Roma il gatto nero era considerato di buon auspicio: quando moriva veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per dare un buon raccolto ed eliminare le erbe infestanti. Gli eserciti romani utilizzavano spesso il gatto come simbolo nelle insegne militari probabilmente come portafortuna e portavano con loro i gatti negli accampamenti per protegge i viveri ma anche le corde degli archi o i manufatti di cuoio, dai roditori.

Tanti resti di felini sono stati trovati in siti militari romani.

Dai fenici in poi, i gatti sono stati una presenza immancabile sulle navi. A bordo delle navi i gatti, prevalentemente neri, erano bene accolti in tutta Europa non solo per dare la caccia ai topi nella stiva ma anche come portatori di buona sorte. Iside, infatti, era anche la dea protettrice di navi e marinai e spesso le sue immagini, in forma umana o felina, venivano messe a prua.

Il gatto era considerato dai marinai lo spirito guardiano del vascello: se rimaneva a bordo, la nave era sicura; se l'abbandonava essa era destinata al naufragio. In Gran Bretagna la tradizione popolare è piena di storie su marinai che hanno rifiutato l'imbarco solo perché non c'era un gatto (possibilmente nero) sull'imbarcazione (celebre la foto di W. Churchill che accarezza il gatto-mascotte "Lacie" a bordo dell'unità "Prince of Wales").

La presenza a bordo di gatti fu obbligatoria nella marina britannica fino al 1975. Le navi britanniche accoglievano soprattutto gatti neri. La gatta nera più famosa fu quella che accompagnò Robert Falcon Scott nella sfortunata spedizione al Polo Sud del 1912, purtroppo scomparve durante una tempesta; successivamente tutti i membri della spedizione morirono uno a uno nel corso dell’interminabile tragitto a piedi verso il Polo Sud. I superstiziosi, naturalmente, attribuirono alla morte prematura della gatta l'esito sfortunato di quell'impresa.

 

Articolo fornito per gentile concessione del dott. Franco Farinelli medico veterinario Centro veterinario fioranese; autore del blog Petmania



Aggiunto: 14-02-2017
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E se più tardi devo uscire perchè il dovere mi chiama, se ne sta lì raggomitolato e perplesso: povero vanto della creazione, a che pro la tua fatica?
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